Zona di comfort dove sei? Da un po’ ho una strana sensazione. Nello sport, mi sento l’ultimo della classe e dai sorrisini di compatimento dei miei avversari, capisco di essere tornato indietro di cinquant’anni. Anzi, di essere atterrato in una zona dove, forse, non ero mai stato: quella di neofita, che ha il dubbio di essere scarso, di sicuro, con la consapevolezza di essere tornato un principiante. Cosa è successo?
A marzo, per ragioni che spiego qua e là in questo blog, decido di mettere in atto un vero e proprio delitto.
Uccido l’amore della mia vita – il calcio – e costruisco le basi per un cambiamento epocale: iniziare a 57 anni il primo sport che io abbia mai praticato con le mani: il padel.
I piedi, la mia zona di comfort
Fin da piccolo mio padre mi mise una palla tra i piedi. Papà amava il calcio e quella passione me la trasmise subito, in modo discreto, come era discreto e riservato il suo carattere, senza pressioni.
Scoprii, crescendo, che era il suo modo di amarmi, di stare insieme a me e attraverso le sue passioni mi stava vicino e mi formava: il calcio e lo sport in generale, la natura, i boschi e i funghi, l’amore per il mare. Riti che ho ereditato e che si respirano in questo diario.
I piedi sono stati sempre il mio terminale preferito che partiva dal cervello. Detta così non mi qualifica molto ma è la verità. Con le mani ho scritto, tanto, ho studiato a scuola e ho sempre amato raccontare con la penna, fin dai tempi del primo giornalino scolastico alle scuole medie. La penna è stata l’unica cosa, di fatto, che ho utilizzato con le mani. Credo che l’avvento del PC mi abbia tolto, pian piano, quel canale diretto di trasmissione mente-penna-carta.
E i piedi, di talento, mi servivano per buttare una carta in un cestino; invece di usare le mani, li utilizzavo anche per colpire una lattina e lanciarla nel cassonetto.
1.La Zona di Comfort (Comfort Zone)
Il mio stato d’animo, forse, non potrà essere chiaro, se non ci fermiamo a parlare di un altro tema importante per la mentalità sportiva: la zona di comfort con cui si fa riferimento a tutto ciò che è conosciuto e familiare e che ognuno di noi ha. La Zona di Comfort è proprio una zona di conforto perché è sicura, protettiva, fondamentalmente lo è perché è conosciuta e siamo in controllo totale della situazione.
In questi mesi ho realizzato che il calcio per me, come sport, è stato una vera e propria zona di comfort. Non solo sono cresciuto con una palla tra i piedi, ho continuato, ho smesso, ho ripreso a livello amatoriale, poi ho sempre ragionato con movimenti calcistici, di squadra e con una palla come strumento di scambio tra me e gli altri.
Giocare a calcio, anche alla mia età, significa in pochi secondi posizionarmi nel punto esatto del campo, compiere movimenti conosciuti, dosare le mie forze in base alla grandezza del terreno di gioco, dare continuità a schemi e meccanismi appresi da bambino e ripetuti centinaia, forse migliaia di volte nella mia vita. E lo stesso accade se guardo giocare gli altri, la mia mente è abituata ad interpretare e leggere i movimenti degli altri.
Pertanto, ho individuato quattro zone conosciute: 1.Zona di Comfort (Comfort Zone); 2.Zona di Stress (Stress Zone); 3.Zona di Apprendimento (Learning Zone); 4.Zona di Crescita (Growth Zone). L’esperienza dice che queste zone vanno percorse in sequenza, nel senso che per passare alla zona successiva si deve completare la zona precedente, pena il regresso. Io aggiungo, infine, una nuova zona, la n.5. Zona Autostima (Self-Esteem Zone).
In fondo a questo articolo troverete i link per leggere il post che parla di Zona Autostima e i link per vedere le due puntate video sul canale YouTube de La mentalità sportiva.
2. La zona di stress (Stress Zone)
Alla fine, a marzo mi sono deciso. Dopo alcuni mesi di diffidente e circospetto studio, ho capito che era arrivato il momento. Avevo iniziato comprando, molti mesi prima, la pala e le scarpe da Padel ma, nella mia mente, non era maturata alcuna decisione. Li avevo comprati, come si compra un costume per andare al mare nella stagione estiva. Li avevo riposti, insieme a tutto il resto, nei miei armadi sportivi. Ogni tanto provavo ma non in modo costante.
D’altronde già in passato avevo provato con il running. Ed era successa la stessa cosa. Provavo, poi il calcio tornava a cannibalizzarmi (regresso nella zona di comfort?). Bastava una chiamata di amici e via pronti a scendere in campo. Il mio lavoro di coach e formatore mi dà oggi una grande consapevolezza e mi aiuta a capire le dinamiche della mia mentalità. E’ il mio lavoro, la mia passione. Così, alla fine, ho compreso.
E’ tipico della zona di stress, detta anche stress zone, questo tira e molla. Proprio perché la zona di comfort è rassicurante, inconsciamente siamo portati a tornarci dentro, come una calamita ci attira con il suo magnete. E questa volta me ne sono accorto subito. Non ho ripetuto l’errore di qualche anno prima con la corsa.
La chiamata al cambiamento
Mi sono confidato, prima dell’estate, con il mio coach Matteo Mazzoni aka Matteone, il maestro che da qualche anno mi aiuta a realizzare i miei sogni sportivi e con il quale ho in programma anche progetti di formazione aziendale, fondata sui valori dello sport.
Gli ho esternato i miei dubbi tra calcio e padel, anche perché fino a quel momento la preparazione con lui era stata basata su obiettivi calcistici: ogni allenamento era finalizzato alle partite di Calcio a 7 o a 5 che ho praticato fino a febbraio.
Ed è stato lì che, da persona capace qual è, mi ha posto di fronte al bivio. Sì, perché, dobbiamo dirlo, se vogliamo aiutare qualcuno a modificare abitudini, riti, usi e consuetudini (farlo uscire dalla zona di comfort!) dobbiamo spingerlo. E lui lo ha fatto con me.
“Guarda Paolo, noi fino ad oggi ci siamo allenati per farti continuare a giocare a calcio, il Padel è un altro sport, cambia il metodo di allenamento, i carichi di lavoro, le sequenze metaboliche, le pause, insomma tutto. Prenditi il weekend di riflessione e scegli che cosa vuoi fare ma io ho bisogno di saperlo entro martedì per prepararmi con gli esercizi da farti fare”. Calcio o Padel? Decidi il tuo futuro!
La presa di coscienza
Boom! Salito in macchina al termine dell’allenamento mentre guidavo per tornare a Bologna, ho sentito che non era solo una scelta tecnica ma anche mentale, soprattutto mentale. E, dentro me, l’avevo già compiuta. Mi sentivo come uno che lascia la casa dei genitori per cambiare vita, lascia la persona che ama dopo tanto tempo, saluta un amico che non vedrai più per molto.
Senza accorgermene, ero già uscito dalla mia zona di comfort ed entrato in quella di stress o di paura, la zona in cui tutto è nuovo e sei di nuovo un principiante. Questo accade nello sport, nella vita quando ci si separa, con un nuovo lavoro, nel ricominciare da zero quando ci si mette di nuovo in discussione.
Andare avanti o restare dove si è? Fare una scelta radicale o un mezzo pastrocchio di compromesso dove si cambia tutto per non cambiare nulla? Chi mi conosce sa che non ho mai avuto mezze misure e il mio maniacale perfezionismo è soprattutto desiderio di migliorarmi. Quindi scelsi il Padel. (CONTINUA)
Fine prima puntata
La seconda puntata di Zona di comfort addio, torno principiante! esce sabato prossimo, 13 Novembre, su questo blog e andremo alla scoperta, con risvolti anche esilaranti, dei miei primi passi. Ho davvero ricominciato da zero. Non perdetevi i nuovi allenamenti e le figuracce che ancora oggi raccolgo sui campi di Bologna e provincia. Dopo 7 mesi sono in Zona Paura o in Zona Apprendimento? Quanto contano le continue sconfitte? Come comportarsi con le prime forti delusioni dovute al cambiamento?
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Caro Paolo,
è esattamente quanto successo a me durante i miei colloqui.. è proprio vero
Zona confort addio torno principiante.
Non si finisce mai di imparare!
Grazie