Questa settimana la pillola del mio blog è dedicata a Gianluca Vialli. Da tempo meditavo di dedicargli qualche riflessione dopo la vittoria della nostra nazionale di calcio agli ultimi europei (Clicca qui), in cui è stato capo delegazione ed ha contribuito, secondo me in modo decisivo con la sua mentalità ed il suo esempio, alla vittoria dell’Italia.
Io sono fatto così, penso che i pensieri vadano pesati, soprattutto se devi parlare di qualcuno che non conosci, di un campione che hai comunque ammirato e che oggi sta lottando contro un avversario maledetto come il cancro. Porto rispetto per chi non conosco.
Poi ascolto Gianluca, leggo, mi documento e capisco che è arrivato il momento di parlarne perché la sua storia ci insegna due o tre cose che ci possono tornare davvero utili.
Noi del 1964
Gianluca Vialli è mio coetaneo, ci divide solo un mese, nasce infatti a Cremona il 9 luglio 1964, stesso anno del suo “gemello” Roberto Mancini (27 novembre 1964).
Forse anche questo mi ha fatto sentire vicinanza con la nazionale di Azeglio Vicini, quella di Italia ’90. Per noi del 1964 che abbiamo giocato a calcio è stata una delle nazionali che abbiamo più amato, questione generazionale.
Da piccoli calciatori sognavamo quel mondiale, sul calendario ogni piccolo giocatore del mio anno sapeva che la propria maturità calcistica sarebbe arrivata in quel mondiale, al compimento dei 26 anni. Per i più bravi la scommessa era con il mondiale del 1986 in Messico a 22 anni. Non ci siamo riusciti ma è stato bello provarci, sempre.
Vialli, il campione
Vialli è stato tra i migliori centravanti degli anni 80 e 90 del XX secolo e rientra nella ristretta cerchia dei calciatori che hanno vinto tutte e tre le principali competizioni UEFA per club, unico fra gli attaccanti.
Vincitore di numerosi trofei in campo nazionale e internazionale, è stato capocannoniere dell’Europeo Under 21 nel 1986, della Coppa Italia 1988-1989 in cui ha stabilito, con 13 reti, il record assoluto di realizzazioni in una singola edizione del torneo, della Coppa delle Coppe 1989-1990 e della Serie A 1990-1991, annata in cui si laurea Campione d’Italia con la Sampdoria.
Tra il 1985 e il 1992 ha totalizzato 59 presenze e 16 reti nella nazionale italiana, prendendo parte a due Mondiali (Messico 1986 e Italia 1990) e un Europeo (Germania Ovest 1988); al suo attivo anche 21 gare e 11 gol con l’Under 21, con cui ha disputato due Europei di categoria (1984 e 1986). Più volte candidato al Pallone d’oro, si è classificato 7º nelle edizioni 1988 e 1991.
Nel 2015 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano. Nel 2020 ha vinto come capo delegazione il Campionato Europeo per Nazioni con l’Italia.
Vialli, l’uomo e la malattia
Non conosco di persona Gianluca. Le mie riflessioni si basano su quanto emerge dalle sue interviste, dal suo pensiero e dai suoi comportamenti pubblici. L’ho sempre considerato una persona intelligente e degno di essere ascoltato perché mai gli ho sentito dire cose banali. Nel 2017 a Vialli è stato diagnosticato un tumore al pancreas.
E’ una malattia terribile come tutte ma questa lo è in modo particolare. Ho perso persone care per questa forma di tumore e credo che Gianluca sappia in cuor suo di avere poche speranze.
Nella malattia spesso tiriamo fuori il meglio di noi stessi e nel mio piccolo ci ho provato anche io (Clicca qui). Vialli ci sta riuscendo e da uomo intelligente sta dando un esempio di forza davvero illuminante per gestire al meglio il presente.
Molto del suo pensiero mi era già piaciuto leggendo il suo libro Goals, 98 storie più 1 per affrontare le sfide più difficili (2018 – Mondadori), in questi giorni poi mi sono soffermato a leggere e a riflettere riguardo ad alcuni recenti pensieri che ha pubblicato sulla sua condizione attuale, mentale in particolare.
Ho paura di morire ma…
“Ho paura di morire, non so quando si spegnerà la luce né cosa ci sarà dall’altra parte. In un certo senso sono anche eccitato dal poterlo scoprire. Sono un uomo fortunato perché la vita mi ha dato tanto e ho ancora tanti progetti da portare a termine. Il cancro è il mio compagno di viaggio, viviamo insieme ma mi ha insegnato per ora due importanti lezioni:
- “la prima è che la vita è fatta per il 20% di quello che ti succede, ma per l’80% dal modo in cui reagisci a quello che accade.
- la seconda, che sta insegnando alla sua famiglia, è che la felicità dipende dalla prospettiva con la quale guardi la vita, che non ti devi dare delle arie, devi ascoltare di più e parlare di meno, migliorare ogni giorno, devi aiutare gli altri.”
I due pilastri della mentalità sportiva
In poche parole l’insegnamento del principio di causa effetto (“la prima è che la vita è fatta per il 20% di quello che ti succede, ma per l’80% dal modo in cui reagisci a quello che accade”) e l’utilità verso il prossimo (“devi ascoltare di più e parlare di meno, migliorare ogni giorno, devi aiutare gli altri”).
Due pilastri della mentalità sportiva. Due princìpi enormi, valoriali: zero alibi e aiuta gli altri.
Credo che davvero questo sia il trofeo più importante nella vita di Gianluca. Per sempre, entri nella mia piccola Hall of Fame. Grazie di cuore e continua a lottare, Gianluca.
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