(Continua) Verso la Basilica di San Luca. Mi trovo alla curva delle Orfanelle. E’ qui che il fisico chiede la prima verifica. Sia chiaro che questo punto difficile della salita chiede il conto ad un amatore, ad un principiante, ad un ibrido come me. Se sei un runner, allenato solo alla corsa, vai su che è un piacere. Vito Melito mi diceva che un professionista può percorrere la distanza di due chilometri, in salita dal Meloncello alla Basilica, in meno di quattro minuti.
A me che, sono a metà del percorso, sembra manchi un mese all’arrivo. Eppure non mollo, devo tenere il ritmo giusto ascoltando il mio corpo.
Ascoltare o ascoltarsi?
Confesso subito una cosa. Guardo sempre con stupore (e un pizzico di perplessità) chi corre con le cuffiette della musica o ascoltando podcast motivazionali. Incrocio ragazzi e ragazze, anche vecchi runner che si caricano ascoltando di tutto.
Io non riesco. Devo ascoltare il battito del mio cuore, udire il mio fiato che diventa regolare con il passare dei minuti. Sono il metronomo di me stesso. Anche questo è un vecchio retaggio del calcio. Io non nasco runner. Sui campi di calcio non sì è mai visto qualcuno correre con le cuffie: il mio primo mister Paolone mi avrebbe urlato di tutto nell’orecchio e… sapete com’è… era pure veneto, quindi lascio a voi immaginare i riferimenti celestiali.
Corro per vivere sensazioni, per nutrirmi di emozioni. Corro per fare allenamento aerobico che devo scaricare su altri sport. Una delle emozioni più grandi è, anche, osservare i paesaggi che incontro su per la salita.
Che cosa guardo quando corro?
I paesaggi che guardo mentre corro assumono una connotazione diversa. Vedo cose che gli automobilisti non vedranno mai, che i ciclisti non avranno tempo di notare, che i motociclisti ignoreranno. Sono solo di chi corre o di chi cammina.
Dopo la Curva delle Orfanelle la salita diventa quasi impossibile ma i paesaggi mi danno la forza per superare anche questo duro ostacolo. Chi abiterà in quella villa? Chi esce da quel cortile? Chi vive a quel civico sotto il portico? Eh sì, c’è anche chi abita nascosto da quella porticina. Qualche volta quei portoni si aprono e, vista la mia lentezza nel salire, riesco ad intravedere splendidi giardini, orti, case antiche.
Dopo le Orfanelle per superare la lunga serie di scalinate che si rincorrono una dietro l’altra, mi faccio forza con il panorama mozzafiato che nel punto più ripido mi fa vedere tutta la città fino all’orizzonte
Noto piante che a volte vedo innevate, a volte nascoste dalla nebbia. Non di rado ne seguo la crescita o scopro con amarezza che non ci sono più. A volte non vedo niente perché è buio o il sole sta per nascere. Le luci della città metropolitana di Bologna sono puntini infiniti. Poi alzo lo sguardo e il cielo è uguale, pieno di puntini luminosi. Tutto questo senza mai smettere di correre e fare skip perché in questo punto gli scalini si alternano per almeno 100 metri.
La vista dell’arrivo – La Basilica di San Luca
Superato il muro di scalini e scaloni (tutti diversi uno dall’altro anche se non sembra) si respira un po’. Un tratto in pendenza più leggera mi porta veloce verso il terzo grande arco che mi fa intravedere l’ultimo sforzo. Qui, per variare e darmi sempre nuove motivazioni, decido di volta in volta se continuare sotto il portico o spostarmi sulla strada per godere della vista della Basilica in lontananza. Mi carica e mi fa capire che sto per arrivare. O forse è un miraggio? La vista si appanna un po’.
Passo di fianco ad un recente complesso residenziale che ha sostituito la mitica discoteca Vertigo.
Quanti ricordi, correre in città è anche questo. Guardare, ricordare, ogni angolo ti dice qualcosa.
Il Vertigo è stata una istituzione, fin dai tempi del mio periodo universitario. Principalmente ci andavo per vedere concerti, visto il mio amore per la musica. Ora ci sono finestre e terrazzi ma l’angolo di paesaggio è sempre incantevole. Un pizzico di nostalgia mi prende sempre. La mia mente va indietro di almeno 30 anni
Oramai sono su, ultimi 80 metri. Non mollo mai, anche se il fisico mi chiede venia. Un gradino in meno, fermarmi prima e la mia autostima crollerebbe ai minimi. L’obiettivo è arrivare prima che i frati chiudano il cancello che ti consente di accedere al giardino e allo spazio antistante la basilica
Ce l’ho fatta!! La Basilica di San Luca è qui
Tocco il cancello. Sono morto ma felice. Ogni volta è come la prima. Confesso che mi emoziono ancora quando taglio questo traguardo simbolico.
Stacco la App per verificare i miei tempi. Non che io ambisca a chissà quale premio. Cerco di stare sempre sotto i 10 minuti, niente di eccezionale. Considero, però, anche il rallentamento per lo skip e altri fattori penalizzanti come il continuo via vai, soprattutto nelle ore del crepuscolo. Non piace solo a me godere di questo spettacolo , quindi è pieno di gente; in un prossimo post mi sono ripromesso di raccontare “quelli che salgono a San Luca”. Una sorta di umanità particolare, dove incontri di tutto.
Stretching e riposo prima della discesa
Mi godo il paesaggio e faccio stretching. E’ fondamentale allungare i muscoli sottoposti a carico per la salita e per lo skip.
Voglio sempre evitare infortuni e quindi ve lo consiglio vivamente. Questo momento è anche per assaporare il gusto della fatica fatta e del risultato raggiunto.
Il mio stimolo di ricarica più forte è il paesaggio che si gode dal giardino della Basilica.
Se ti guardi dietro vedi l’imponenza del monumento, attorno hai sempre qualcuno da osservare. Se guardi avanti ti perdi nell’infinito che, nelle giornate meno uggiose, ti permette di arrivare con lo sguardo a toccare quasi la Toscana.
La discesa. Dalla Basilica di San Luca al Meloncello
La discesa dalla Basilica di San Luca. Come dicevo nel primo tempo di questo racconto, la diversità di vedute tra me e il mio maestro di running c’era. Lo rispettavo e lo rispetto ancora. Una delle diversità tra noi (premetto, aveva ragione lui) era sulla discesa.
Secondo Vito a San Luca o meglio per via San Luca si corre in salita e si cammina in discesa. Serve a difendere le articolazioni. Verità assoluta, che io trasgredisco, non senza sensi di colpa, ogni tanto. Nel senso che corro in discesa. Piano ma corro.
Anche questo è un retaggio del calcio. Nella preparazione del calcio, con i gradoni delle tribune, su e giù, ho avuto modo di farmi due gambe così: mi sento in grado di correre anche in discesa. Corsa lenta con grande attenzione.
Il ritorno al punto di partenza
In 10 minuti circa sono di nuovo al Meloncello. E riparto con lo stretching, altri 5 minuti. Devo finire la mia performance come l’ho iniziata.
Voglio che i miei muscoli siano lunghi e fluidi. Mi aspettano anche altri 15 minuti di camminata fino a casa. Se sono molto sudato, preferisco rientrare di corsa per evitare raffreddamenti. In sintesi le mie uscite a San Luca sono così strutturate:
- 15′ camminata – Casa – Meloncello
- 5′ minuti stretching – Meloncello
- 10′ minuti corsa in salita intervallata a skip – Meloncello San Luca
- 5′ minuti stretching – San Luca
- 10′ minuti corsa in discesa – San Luca Meloncello
- 5′ stretching – Meloncello
- 15′ minuti camminata – Meloncello Casa
Totale 65 minuti, diciamo più di 1 ora di allenamento, vario ed efficace, consumo calorie circa 720 per 1 ora di lavoro. Da fare almeno una volta a settimana. Consiglio lo stesso percorso anche senza corsa, solo camminando.
La Basilica di San Luca è poesia, certo, i portici ti aiutano ma possiamo trovare magia in qualsiasi posto, secondo me basta guardarla con gli occhi di chi corre o di chi fa moto anche camminando. Ci accorgeremo che la bellezza è più vicina di quello che pensiamo, anche nel parco sotto casa. E ogni volta è un bellissimo modo di rinascere.
Grazie a chi è salito ed è ridisceso con me, accompagnandomi in questo racconto.
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La storia della Basilica di San Luca. Clicca qui.
Complimenti Paolo, il racconto è profondo e chiaro, dai ottimi consigli su come salire e scendere da San Luca, i tempi, le modalità, gli esercizi da fare per ritrovare fiato ed energia. Leggendo tutto il tuo percorso è come essere saliti e scesi con te! Ora vado al Bar Billy a prendere un po’ d’acqua, ci vuole! 😁Grazie Paolo, alla prossima.. 🏃♂️🏃♂️