L’invasione russa dell’Ucraina è iniziata alle 4 del mattino del 24 febbraio, ora italiana. Sono le 6.30 quando la mia sveglia biologica mi porta verso la cucina per preparare la colazione.
Accendo stranamente la tv, cosa che di solito non faccio. Sono giorni che sono preoccupato, le notizie che arrivano dall’Est Europa mi mettono una palese inquietudine. Il mio istinto mi porta a cercare un telegiornale. Non ce n’è bisogno, tutti i canali sono in diretta live e scandiscono più o meno queste parole:
L’«operazione militare speciale di liberazione» annunciata da Vladimir Putin in un discorso tv si è ben presto rivelata un attacco totale, come mi era apparso chiaro da giorni. Il suo obiettivo è «demilitarizzare ma non occupare» l’Ucraina, aggiungendo che intende «denazificare» il Paese. Ha anche lanciato un monito: «Chiunque provi a interferire deve sapere che la nostra risposta sarà immediata e porterà a conseguenze mai sperimentate nella storia».
Silenzio. Guardo fuori e il buio è ancora più buio. Sarà un caso ma in quel momento non si sente neanche una macchina passare sotto casa. Il mio blog riparte da qui, da un cambio radicale di schema di gioco perché niente oggi e, forse domani, sarà come prima.
La storia non è magistra vitae
Il mio cuore è troppo gonfio di dolore. Guardo il mio gatto che mi guarda e penso: stai bene tu, vecchio mio, appena sveglio, con due coccole e due crocchini sei già felice, ho gli occhi lucidi. Mai ho sentito il pericolo, così vicino.
In pochi secondi mi ritrovo catapultato nel mio libro del liceo e penso che anche questa volta, purtroppo, la storia, non è stata “magistra vitae”. (Historia magistra vitae è una locuzione latina che, tradotta letteralmente, significa “La Storia [è] maestra di vita” ed è tratta da una frase più ampia presente nell’opera De Oratore di Cicerone).
Scrivo, dunque sono
Cartesio mi perdonerà per la citazione rubata. Cogito ergo sum, che significa letteralmente «penso quindi sono», è la formula con cui il grande matematico e filosofo francese affermò la certezza indubitabile che l’essere umano è tale in quanto soggetto pensante. In un altro racconto di questo blog ho parlato della mia scrittura esperienziale (Leggi intero racconto) ,più o meno con queste parole:
…Scrivo per una sorta di terapia esistenziale ed esperienziale. Ho bisogno di raccontare per iscritto quello che mi succede, come se avessi di fronte un’altra persona. E’ una necessità dettata dalla spinta a capire, da trasferire poi all’esterno…
E, così, oggi sento di scrivere di guerra, non potrei fare altro che descrivere le emozioni che provo in questo momento drammatico.
La guerra cambia lo schema di gioco
Una guerra alle porte di casa. Non che sia questo il motivo per cui colpisce di più. Ogni guerra fa schifo sia che si trovi in Vietnam che in Ucraina. Per la prima volta, però, da 80 anni a questa parte si esce dallo schema “regionale” e si entra in quello del rischio di un coinvolgimento planetario. L’Europa storicamente è stata sempre la miccia che ha fatto accendere il primo e il secondo conflitto mondiale.
La causa occasionale della prima guerra mondiale fu l’eccidio di Sarajevo (28 giugno 1914), in cui trovarono la morte l’arciduca ereditario d’Austria Francesco Ferdinando e la moglie, per opera di uno studente irredentista serbo, Gavrilo Princip.
Il pretesto per lo scoppio della seconda guerra mondiale fu l’invasione da parte tedesca della Polonia il 1°settembre 1939. Il conflitto scoppiò il 3 settembre dello stesso anno, con la dichiarazione di guerra di Francia e Inghilterra alla Germania.
Mi fermo qui, ogni parola è superflua.
La mentalità sportiva condanna l’invasione dell’Ucraina
Nel mio piccolo, senza se e senza ma, intendo condannare l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. E’ contrario, come dice Papa Francesco, alla creazione. Per i valori della formazione e della mentalità sportiva è aberrante, è il contrario di tutto ciò in cui ho creduto nella mia vita.
La metafora sportiva che mi viene in mente è questa: non ci sono avversari nella nostra metà campo, tra di noi; c’è solo un avversario nell’altra metà campo che ha cambiato le regole del gioco, che se ne frega dell’arbitro, anzi lo ha chiuso in uno spogliatoio, si sta portando a casa il pallone e vuole giocare da solo. Ha perso la testa e tira calci a tutti. Nonostante i cartellini rossi dell’arbitro, continua a stare in campo e non vuole ritirarsi nello spogliatoio, non accetta neanche la squalifica.
Pertanto, da oggi i contenuti di questo blog e del mio progetto saranno ancora più profondi. In queste ore sento, non so se sono il solo, un desiderio ancora più grande di meditazione, di riflessione e di azioni di aiuto verso il prossimo.
Questo è ciò che sta accadendo e un appassionato di sport e formatore HR non può condividere nulla di tutto questo.
Il rischio di perdere lucidità
Ieri parlavo con una mia amica. Mi diceva: “Paolo, noi non possiamo farci niente”. Gli ho detto: “Stefania non è così. E’ vero di fronte ad una bomba, ad un missile o ad un colpo di artiglieria possiamo soccombere e non possiamo intervenire a breve sulle sorti del conflitto… per ora. La prima cosa che possiamo fare, però, è mantenere la lucidità, fare squadra anche nel nostro piccolo ufficio, sentirci vicino ai compagni di squadra, aiutarli ancora di più, evitare divisioni.
Curare il nostro benessere psicofisico, fare sport e attività fisica, per farci trovare pronti sempre e non subire contraccolpi depressivi. Stiamo (forse) uscendo da una pandemia, i danni psicologici sono stati tremendi. Fare il nostro dovere senza mollare un centimetro è quanto è nelle nostre possibilità. L’altro giorno Papa Francesco ha detto una cosa bellissima: “Farò tutto quanto è in mio potere”. Ognuno di noi dovrebbe fare questo ragionamento e rapportarlo al proprio quotidiano.
Il mio piccolo contributo
Questa guerra, più ancora della pandemia, ha reso superfluo molto del nostro modus . Improvvisamente ho provato un senso, ancor più grande, di fastidio nel vedere meme, stupidità e battute fuori luogo sui social. Certo un sorriso è sempre importante, ci mancherebbe. Tutto, però, mi è apparso stupido, fuori luogo di fronte a questa tragedia.
Per questo, da oggi, cercherò di tirare fuori il meglio del mio lavoro di Human Resource Manager e formatore attraverso i valori dello sport. Anche su questo blog è il momento di sforzarmi per dare ancora più qualità.
Questo non è uno spazio politico ma di formazione sportiva. Cercherò quindi di creare contenuti per stimolare riflessioni, raccontare storie di uomini e sport durante la guerra per mostrare come lo sport stia reagendo a questa assurdità, post storici in cui parlo dello sport ai tempi delle grandi guerre. Continuerò ad allenarmi per mantenere lucidità e forma fisica. Cultura, sani valori, energie positive, uniamole insieme: questo è il mio piccolo contributo per dire stop alla guerra.
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Ciao Paolo,
anche io, come tutti, sono sconvolta da questo incubo che stiamo vivendo.
Guardo i telegiornali e piango. Piango tutte le volte, perché ho il cuore spezzato nel vedere tutti gli innocenti terrorizzati da una guerra voluta da un PAZZO che prima ha negato la pandemia e ora crede di giocare a Risiko mandando a morire altri, che lo seguono perché non possono fare altrimenti. Il potere rende folli e ciechi!
Ma la forza e il coraggio degli ucraini è davvero esemplare.
Il solo pensiero di svegliarmi una mattina da una bomba e il dover salutare, probabilmente per sempre, mio padre/fratello/marito perché andrà in GUERRA… già mi uccide dentro e non so davvero come si possa affrontare realmente.
Ero una bambina quando nel 1990 e nel 1991 scoppiarono la guerra nel Golfo e poi quella più vicina in ex Jugoslavia. Non capivo perché dopo 2 conflitti mondiali, che stavo studiando sui libri, l’uomo non avesse imparato assolutamente nulla.
E ancora nel 2022 parliamo di GUERRA… parola che dovrebbe sparire da qualsiasi vocabolario!
Il Pazzo credeva di avere il mondo ai suoi piedi, ma si è ritrovato di fronte un muro più alto da scalare. L’intero mondo si sta mobilitando e ogni piccolo gesto conta per bloccare l’avanzata della sua follia.
Nulla sarà più come prima per la Russia, anche se a pagare davvero sarà un popolo che a gran voce gli sta chiedendo di fermarsi, cosa non scontata per una nazione da sempre soggiogata da un tiranno.
Anche io faccio fatica ad affrontare la quotidianità del mio lavoro pensando al futuro… mi sembra tutto fuori luogo, ma dobbiamo resistere, sperare e continuare con LUCIDITA’ (parola che io adoro).
Grazie per quello che fai e farai.
Non è piccolo, ma davvero importante.
Elena
Buongiorno Elena, grazie per il tuo commento pieno di commozione e dolore. Mi unisco alle tue considerazioni. Credo che ognuno nel proprio piccolo modo debba continuare a fare del proprio meglio. Mio padre un giorno mi disse una cosa bellissima che porto sempre dentro di me come un grande insegnamento: “Paolo, se hai un problema, non aggiungerne un altro perché così ne avresti due e forse diventano troppi”. Con questo voleva incitarmi a continuare a fare il mio dovere e a circoscrivere il problema in un recinto. Questo insegnamento mi è servito nello sport e nella mia professione e lo trovo incredibilmente adatto a descrivere il senso della mentalità sportiva. “Andare in campo lasciando fuori dal terreno di gioco i problemi altrimenti giocheresti male e di problemi ne avresti due. C’è un tempo per tutto, continuiamo a fare del nostro meglio e anche più del nostro meglio, magari tutti insieme cambiamo il corso della storia, senza buttarci mai giù di morale”